Finalmente sembra essere arrivata, in tutto il suo ormone Madamoiselle le Printemps. Si, lo so, per i francesi la primavera è un sostantivo maschile, ma nel mio immaginario, la primavera è “La Primavera” di Alessandro Filipepi detto il Botticelli. La mia Primavera è quella giovane donna dalle forme dolcemente prosperose circondata da figure allegoriche: Mercurio dai calzari alati, le tre Grazie danzanti, Cupido impegnato a dardeggiare le tre fanciulle, Flora intenta a spargere fiori, Zefiro che cerca l’amore della ninfa Cloris, mentre quest’ultima produce dolcemente dalla bocca fiori primaverili. Sembrerebbe una visione Neoplatonica della natura e della sua bellezza, e forse lo è, ma chissenefrega. Sarà che il sole e il caldo mi avevano messo di buon umore. Sarà che “rimanevo indietro di un respiro” incrociando Occhiverdi. Sarà che certi giorni vedo la bellezza in ogni cosa, ma la sensazione che ho avuto vedendo La Primavera di Botticelli è la stessa che ho avuto varcando il cancello di un parco che si trova nel cuore di Campo di Marte. Il parco di Villa il Ventaglio.
Percorrendo la stretta via Giovanni Aldini, si arriva ad uno spiazzo, e lì, varcato il cancello si accede al parco di Villa il Ventaglio. Appena entrati rimarrete rapiti dal laghetto con tanto di isoletta e ponticello in cui passeggiano annoiate anatre selvatiche, mentre ai bordi, gruppetti di tartarughe, a dispetto della loro fama, svaniscono rapide nel verde cupo delle acque lacustri.
Qua e là, all’ombra di un pino o di un ippocastano, troverete qualche sparuta panchina dove sedervi e accavallare compostamente e garbatamente le gambe. Ma se non siete né composti né garbati e il contatto con la natura non vi atterrisce, allora potrete stendervi, sdraiarvi, rotolarvi e perfino zampettare su di una distesa infinita di prati verdi, ora chiazzati dal giallo ora dal violetto di minuscoli fiorellini. Una volta saturato il vostro bisogno di contatto fisico con la terra, fili d’erba, formiche, piccioni, lombrichi, api e tanti altri esseri ronzanti e striscianti, potrete svegliare il piccolo esploratore che è in voi e avviarvi alla scoperta, perché questo è solo l’inizio. Il parco, infatti, è composto da un insieme di sentieri e viali che partendo da via Aldini salgono fino al piazzale antistante la Villa e che conferiscono al parco un impianto scenografico. Una sorta di cornice naturale, inaspettata, da cui potrete ammirare suggestivi scorci di Firenze. La Sinagoga, la cupola del Brunelleschi, il campanile di Giotto, Palazzo Vecchio e più in là piazzale Michelangelo. Ci sono proprio tutti, anche il Palazzo di Giustizia di Novoli, anche se Giuseppe Poggi proprio non lo aveva considerato.
Una volta arrivati in cima al piazzale, forse sarete presi dallo sconforto vedendo le condizioni in cui versa la Villa, che attualmente è sede dell’Università Internazionale dell’Arte. Non disperate e volgete lo sguardo verso via delle Forbici, vi troverete in aperta campagna e davanti a voi decine e decine di giganti buoni. Una distesa di uliveti vi farà sentire come un contadino etrusco o romano che gioca con la macchina del tempo, saltando dalla Rinascimentale Firenze alla Magna Grecia, potrete quasi avere l’impressione di vedere Poseidone ed Atena che si contendono il protettorato del capoluogo attico.
Insomma, se come me credete che la bellezza salverà il mondo, potrete cominciare piacevolmente la vostra opera salvifica, senza troppa fatica e a due passi da casa.